Si chiamerà piano Condorcet e farà da modello e proposta teorica per il piano di prolungamento del calendario scolastico previsto dal nuovo governo Draghi. Origine svela in anteprima il documento teorico alla base dell’operazione. La proposta avanzata da “Condorcet”, era circolata nelle ultime settimane e ripreso da siti di settore scolastico,  di informazione generalista e da riviste di cultura politica, ma ora sembra aver trovato immediata sponda negli ambienti ministeriali, come mai era accaduto in occasioni precedenti con il premier incaricato Mario Draghi. Estensori e primi firmatari sono docenti, dirigenti, accademici ed analisti dell’istruzione; alcuni molto noti, protagonisti del dibattito pubblico sulla scuola, esperti e commissari di concorso che hanno dialogato con i referenti Miur di Origine, facendo valere le ragioni dell’emergenza Covid-19 per poter potenziare la didattica in presenza durante il periodo estivo dove ovviamente il tasso di contagio è molto più basso.

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Ecco il piano di prolungamento proposto da Mario Draghi presidente incaricato, detto anche piano Condorcet. Nasce da una proposta di Mauro Piras e messa nero su bianco nella prestigiosa rivista del Mulino. Progetto “Condorcet. Ripensare la scuola”.

Si legge nel documento “La scuola è scomparsa dai radar della politica. Dopo due-tre anni di aspri conflitti intorno alla Buona scuola, il nuovo governo Lega-Cinquestelle l’ha messa in secondo piano. Ha affrontato pochi problemi circoscritti, smontando qua e là alcune cose fatte dal governo precedente, ma non ha messo in cantiere un progetto di riforma, né investimenti significativi. Le priorità sono altre: reddito di cittadinanza, pensioni, immigrazione ecc. Del resto, le divisioni aperte dalla Buona scuola sembrano avere “scottato” chi si occupa di politica scolastica. Sembra quasi che si abbia paura di sollevare lo sguardo, di impostare i problemi da un punto di vista generale, di sistema. Per evitare nuovi conflitti. Così ci stiamo inabissando lentamente. Stiamo perdendo una prospettiva, in un difficile momento di crisi della scuola italiana. Inoltre, questa sorta di rimozione nasconde un altro problema: la necessità di ricostruire una visione dell’istruzione dal basso, cioè non direttamente dall’iniziativa politica, come è successo con le ultime riforme, ma dall’opinione pubblica, da un consenso cresciuto lentamente intorno a un progetto condiviso”.

Da una esigenza di questo tipo nasce Condorcet. Dietro questo nome si raccoglie un gruppo di docenti, dirigenti scolastici, genitori, esperti e appassionati di scuola che vuole aprire un dibattito su un progetto ambizioso di riforma della scuola. Meglio: su alcune riforme necessarie alla scuola italiana.

Andiamo per ordine. Prima di tutto, il nome. Condorcet è stato, durante la Rivoluzione francese, l’ispiratore del primo grande progetto di istruzione pubblica e democratica, fondata sull’eguaglianza delle opportunità per tutti. Rappresenta quindi l’idea di una scuola che realizza le precondizioni sociali dell’eguaglianza: “stabilire tra i cittadini una eguaglianza di fatto e rendere reale l’eguaglianza politica riconosciuta dalla legge. Questo deve essere il primo obbiettivo di una istruzione nazionale e, da questo punto di vista, essa è per il potere pubblico un dovere di giustizia” (Condorcet, Rapporto sull’istruzione pubblica, 1792). Questo è ancora il compito della scuola.

La prospettiva politica del nostro progetto si ispira direttamente alla spinta propulsiva dell’idea di eguaglianza nata dalla Rivoluzione francese. Il presupposto è infatti questo: la scuola italiana, in questo momento, sta vivendo una crisi di crescita, determinata dal passaggio definitivo alla scolarizzazione di massa. Questo dato non è percepito a sufficienza. Si tende a pensare che la scolarizzazione di massa sia stata raggiunta, in Italia, già da decenni, e che ne stiamo gestendo le trasformazioni. Non è così. Il passaggio definitivo alla scuola di massa è avvenuto negli anni duemila, non prima. Ancora nel 1991, il tasso di scolarizzazione tra i 14 e i 18 anni era del 68% circa; solo nel 2002 supera il 90%, e oggi siamo intorno al 93% (ultimo dato disponibile, 2015). Ciò spiega le difficoltà e le tensioni della scuola italiana negli ultimi anni: si è trovata ad accogliere ragazze e ragazzi che prima ne restavano fuori. Questo però è avvenuto all’interno di strutture troppo rigide, rimaste ancorate a una modello storico poco inclusivo. Insomma: la scuola italiana è arrivata impreparata alla scolarizzazione di massa, e fa ancora fatica a diventare democratica e inclusiva.

 La relazione a modificare il calendario scolastico presentata a Mario Draghi e  sostenuta tra gli altri da Andrea Gavosto,  Carlo Cottarelli,  Paolo Sestito, Daniele Checchi e Roberto Maragliano, presenta un lungo excursus. Firmatari del progetto e della richiesta di modificare il calendario  spostando in estate inoltrata la chiusura dell’anno scolastico  e allungando i periodi di pausa intermedi, ha infatti re-innescato un dibattito di lungo corso sul tema  “scuola aperta” d’estate si, o no. Un tema antico, e con predecessori illustri.

Ecco il fronte che ha spaccato il mondo della scuola, su di una vetusta questione.

Il documento pone l’iniziativa con il fine di proporre migliori standard didattici, per i docenti; precisi risultati di apprendimento, calcolabili rispetto a traguardi immediati, per gli studenti. Si legge “pensare di dover restituire il tempo perduto non è un fatto di semplice buon senso:  interpella la nostra idea di scuola e le sue finalità.

Continua a leggere questo articolo per tutti i dettagli che Origine Concorsi Srl – Spin-off Universitario e Società di Formazione specializzata nella selezione e preparazione Concorsi scuola ha avuto modo di leggere i documenti proposti (vedi il chi siamo).

 

Nonostante l’eccezionalità dei tempi, non si tratta  di un’ assoluta novità. Giuliano Poletti nel 2015 ricordava l’importanza di combattere l’ozio estivo degli studenti, prevedendo attività di formazione o alternanza scuola-lavoro;  e nel 2017  Valeria Fedeli preparava un piano “per venire incontro ai bisogni delle famiglie” (che non sapevano dove sistemare i figli) nei mesi di calura estiva. Infine, è dell’ottobre scorso la proposta del CNEL e dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) al Senato (vedi qui) che fa riferimento proprio ad una modifica del tempo scuola per ridurre la “concentrazione dei flussi turistici nello spazio e nel tempo, attraverso la destagionalizzazione degli stessi e una ridefinizione dei calendari scolastici e dei periodi di ferie dei lavoratori, guardando anche ad esperienze estere. ”

La proposta di recuperare tempo in presenza prevede lo spostare in avanti la chiusura dell’anno scolastico redistribuendo i periodi di riposo, con pause invernali o primaverili più lunghe.  Ciò lascerebbe immutato il numero complessivo di giorni di scuola, guadagnando giornate estive da svolgere in presenza, in un quadro sanitario probabilmente meno severo. 

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La Regione Veneto già è pronta all’accordo ed ha approvato il piano. Vedi le novità sul concorso straordinario di Origine Concorsi

L’appello dell’associazione Condorcet, tuttavia, pur allineandosi ad istanze precedenti, nasce in una situazione straordinaria, e muove da istanze di tipo didattico.  Il documento non c’è dubbio, quindi, che abbia riscosso interesse e credito in questa particolare fase storica,  rimandando la discussione ai governi regionali,  in alcuni casi

 

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apparentemente già d’accordo (Regione Veneto).

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